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Investiamo sempre razionalmente?

Nei giorni scorsi è stato assegnato il premio Nobel per l’economia a Richard Thaler, riconoscimento  per “aver inserito ipotesi psicologicamente realistiche nelle analisi del processo decisionale economico esplorando le conseguenze di una razionalità limitata”. La morale di Thaler è che non è la “miglior risposta” quella che prevale, ma la scelta degli investitori terrà conto anche anche delle risposte degli altri e della loro razionalità limitata.

In molti casi gli investitori non agiscono in maniera razionale o come le teorie economiche si aspetterebbero, ma agiscono con atteggiamenti “overconfident”, ovvero credono di essere più furbi degli altri e tendono a reagire amplificando dati insignificanti o estrapolati da senza fondamento.

Queste teorie che ci possono sembrare distanti dalla realtà che viviamo, ma vengono confermate dal rapporto sul’Educazione Finanziaria pubblicato da CONSOB

Nel nostro Paese il 20% non conosce alcun prodotto finanziario ed il 35% non è in grado di valutarne la rischiosità. Non si conosce il “rischio liquidità”, di “credito” o di “mercato” e solamente il 33% indica correttamente il concetto di “diversificazione”.

Tuttavia in molte scelte d’investimento non riusciamo ad applicare un modello razionale, ma ci lasciamo guidare da emozioni inconsce che giocano un ruolo fondamentale nelle nostre decisioni e possono farci commettere errori dettati da impulsi di cui non siamo neppure a conoscenza.

Dobbiamo prendere atto e saper governare le emozioni anche in finanza, dove le nostre paure nascoste potrebbero spingerci a non assumere rischi, privandoci tuttavia delle possibilità di ottenere rendimenti migliori.

Le scelte finanziarie sono caratterizzate da incertezza ed ambiguità e suscitano emozioni negative e positive è per questo motivo che l’approccio all’investimento non dovrebbe tenere conto dell’emotività, ma di una stretta pianificazione.

Non dobbiamo quindi stupirci che gli investitori siano dominati dall’ansia quando si devono preoccupare delle proprie finanze ed agiscano con scarso metodo e razionalità.

Il 41% degli italiani non è consapevole delle basi che reggono la pianificazione finanziaria come l’orizzonte temporale, le aspettative di rendimento e la capacità di sopportare il rischio.

Le decisioni che riguardano la pianificazione finanziaria vengono prese per oltre la metà del campione basandosi sul consiglio di un amico, di un parente o di un collega e solamente il 25% si affida ad un esperto.

A mio parere è curioso come in scelte meno pregati della nostra vita dedichiamo più tempo alla raccolta di informazioni, a consulti con professionisti o esperti di settore e per quanto riguarda la pianificazione finanziari continuiamo a mostrare il nostro lato debole.

Nicola Pellanda

 

Padova, 12 ottobre 2017